Canzone

di Umberto Eco

Sulla pedana d'autobus antica,
pollastro solitario sopra l'Esse,
sussulti e vai, nel pieno mezzogiorno,
il collo lungo come lunga calle.
Al cappello d'intorno
brilla una treccia che un gallone tesse
sė che al vederla mi s'aggriccia il core.
Odo costui belar con gran lamenti
e dir dei suoi scontenti e di sue pene
a un tizio che gl'infligge gran martėri.
Basta che poi gelido lo miri,
ed ecco con gran voli
il pollastro s'assiede a larghi passi,
s'insinua e scarsi spassi
si concede, quel collo lungo in fiore.
Ohibō, che parapiglia!
Nč lo scordo e l'oblio:
ben tosto lo ravviso
lontan dalla Bastiglia,
passante, io non so come,
e un esteta assai strano
rimiro di lontano
che un botton gli consiglia, verso sera,.
di spostare al paltō di primavera...